Secondo una recente sentenza emessa dalla Corte di Appello di Torino, è discriminatorio non concedere i premi di risultato ai lavoratori che hanno usufruito dei permessi legati alla Legge 104.
Dunque, tali assenze dal posto di lavoro per assistere i parenti disabili non devono essere motivo di esclusione per questo genere di gratificazioni lavorative.
Certo, un imprenditore o un datore di lavoro potrebbe interrogarsi sul perché dare un premio di produzione a chi è assente per godere dei permessi secondo la Legge 104.
Insomma, è giusto che chi non ha potuto contribuire costantemente all’andamento economico dell’azienda debba poi ricevere un riconoscimento come gli altri lavoratori sempre presenti?
È proprio per rispondere a domande e dubbi di questi tipi che ci si è rivolti alla Corte d’Appello. Vediamo in cosa consistono i premi di risultato e cosa hanno deciso i giudici in merito alla vicenda.
Cosa sono i premi di risultato?
Detti anche premi di produzione, i premi di risultato non sono altro che degli importi che vengono aggiunti alla busta paga del lavoratore, rispetto alla consueta retribuzione, nel momento in cui viene raggiunto un preciso obiettivo prefissato dall’impresa.
Questi riconoscimenti di natura economica possono riguardare il singolo dipendente, un gruppo di dipendenti, uno stabilimento specifico o l’intera azienda. Generalmente gli obiettivi societari da ottenere riguardano:
- Redditività;
- Produttività;
- Efficienza;
- Qualità;
- Innovazione.
I premi di risultato non sono sempre previsti dai contratti di lavoro, anzi. Nella gran parte dei casi dipende dalla volontà del proprietario dell’impresa, che può concederli di propria iniziativa o su suggerimento dei responsabili di reparto/ufficio.
Inoltre, tali gratificazioni possono essere erogate a cadenza regolare o variabile, secondo il periodo nel quale la società ha deciso di spingere il lavoratore ad un impegno maggiore.
A chi sono rivolti i premi di risultato: la sentenza della Corte d’Appello
Come già detto, il premio di risultato può essere attribuito non solo del singolo lavoratore, ma anche ad interi stabilimenti, reparti o all’azienda nella sua totalità.
Se però è concesso a tutti i dipendenti, è corretto escludere coloro che sono stati assenti per i permessi della Legge 104? È risaputo che questo tipo di benefici sono pensati per assistere i familiari con disabilità.
In linea teorica verrebbe da pensare che i lavoratori assenti non hanno sempre contribuito al raggiungimento dell’obiettivo, anche se si tratta di permessi più che legittimi.
In merito a questa domanda si è espressa la Corte d’Appello di Torino, la quale ha stabilito che chi utilizza i congedi per Legge 104 ha diritto ai premi di risultato. Al contrario, non riconoscerli sarebbe un grave atto discriminatorio basato sulla disabilità.
La sentenza n. 212 del 14 giugno 2022 riguarda il caso di parecchi lavoratori di un’azienda accusata di discriminazione per aver escluso dal calcolo dei premi di risultato le giornate utilizzate per usufruire dei permessi della Legge 104/1992.
Il Tribunale del Lavoro aveva rigettato il ricorso dei dipendenti che avevano richiesto che i giorni di assenza fossero considerati alla pari di quelli in presenza. La motivazione sostenuta dal tribunale era che i premi di risultato sono pensati per limitare il fenomeno dell’assenteismo ed incrementare invece la produttività, escludendo di fatto la scusante della discriminazione verso la disabilità.
A dimostrazione della propria tesi, lo stesso tribunale affermava che anche i colleghi assenti per infortunio o malattia erano esclusi dalle gratificazioni e soltanto i permessi sindacali o per i donatori di sangue erano da considerarsi equivalenti alla presenza, poiché andavano a soddisfare interessi collettivi.
La Corte d’Appello di Torino ha ricordato la Carta di Nizza, la direttiva europea 2000/78 e il decreto 216/2003 che concordano nel vietare la discriminazione per motivi di disabilità nel mondo del lavoro, verso il lavoratore e verso un familiare assistito.
Secondo la pronuncia, la decurtazione dal premio dei permessi per Legge 104 costituisce una vera e propria discriminazione perché l’assenza dal luogo di lavoro dipende direttamente dalla disabilità.
Già in una precedente sentenza del 2017 la medesima Corte d’Appello aveva condannato come discriminatoria la mancata concessione dei benefici per chi godeva di assenze per maternità, congedi parentali e gravidanza.