Il cosiddetto danno endofamiliare è una tipologia di danno recentemente riconosciuto nell’ordinamento italiano e va ad assicurare una tutela ulteriore per i partecipanti del nucleo familiare, nei casi di violazioni dei doveri familiari.
L’espressione danno endofamiliare si riferisce a tutti quei danni, patrimoniali e non, che provengono da condotte e comportamenti di un familiare volontariamente lesive per la dignità o per un altro diritto fondamentale della persona protetto dalla Costituzione. Tra questi illeciti ci sono quelli che riguardano il rapporto genitori e figli e nelle aule di tribunale spesso si discutono cause di risarcimento per i danni ricevuti.
In cosa consiste il danno endofamiliare
Nel tempo è stata superata la classica concezione dei doveri coniugali e verso i figli, alla luce di una nuova consapevolezza che tali doveri, elencati nell’articolo 143 del Codice Civile, hanno carattere giuridico vero e proprio e che la loro violazione non è punibile solo secondo i tradizionali rimedi del diritto di famiglia.
Negli ultimi vent’anni si è quindi deciso di colpire l’impermeabilità del concetto famiglia-responsabilità, affermando che anche la famiglia deve essere oggetto delle regole della responsabilità civile.
Dalla natura giuridica di questi obblighi è stato stabilito che la loro violazione possa costituire gli estremi dell’illecito civile e dunque si può avere diritto al risarcimento del danno endofamiliare, reato configurabile quando la lesione ha modificato l’equilibrio sancito dalle relazioni familiari ed ha influito sulla persona. Ovvero quando la lesione di un diritto fondamentale della persona è causata da un altro membro della famiglia.
Nella fattispecie del danno endofamiliare ricade sia la relazione tra coniugi che quella genitoriale, così come si può individuare un danno diverso se il comportamento illecito è permanente o istantaneo.
L’ordinamento giuridico prevede un automatismo tra procreazione e responsabilità genitoriale. Significa che l’obbligo dei genitori di mantenere ed avere cura dei figli inizia sin dalla nascita ed è un elemento basilare del rapporto familiare e a questo dovere corrisponde il diritto dei figli alle cure necessarie per il loro benessere e ad avere un contatto diretto con i genitori.
L’articolo 30 della Costituzione afferma che entrambi i genitori sono obbligati a mantenere e educare i figli e stabilisce non soltanto il dovere di ognuno verso il figlio, ma anche un dovere reciproco dei genitori, la cui violazione comporta al genitore rimasto solo ad occuparsi dei figli un danno non patrimoniale risarcibile.
Il genitore assente non può dunque discolparsi sostenendo che anche l’altro genitore non ha rispettato i propri obblighi verso la prole. Se entrambi i genitori hanno avuto condotte lesive verso i figli per non avere adempiuto ai propri doveri, i due saranno condebitori del risarcimento del danno.
Le condizioni necessarie per il risarcimento del danno
È bene dire che non è sufficiente la semplice violazione dei doveri familiari, in quanto deve riscontrarsi l’esistenza di specifici presupposti a cui l’articolo 2059 del Codice Civile ricollega tale responsabilità. Quindi per avere diritto al risarcimento del danno endofamiliare è necessario che il comportamento illecito:
• Generi un danno ingiusto che può corrispondere a quello non patrimoniale di tipo esistenziale, considerando la gravità e durata delle violazioni e delle conseguenze negative sulla vita dei figli;
• Produca una violazione di un diritto fondamentale costituzionale come quello della dignità della persona e sia di una certa gravità, ovvero che la violazione sia avvenuta con modalità offensive o ingiuriose o con atti violenti e intimidatori.
Esempi di illecito endofamiliare
Per quanto riguarda il danno endofamiliare sono state definite differenti ipotesi di sussistenza del diritto al risarcimento:
• Quando alla procreazione non è conseguito il riconoscimento e il rispetto degli obblighi genitoriali, con conseguente violazione dei doveri di educazione e mantenimento;
• Quando si verifica l’abbandono del figlio minorenne dopo i 18 mesi del bambino, alla luce degli esiti dannosi provocati dalla condotta del genitore verso il figlio;
• Nei casi di deprivazione della figura genitoriale a causa della condotta consapevole e colposa del genitore, anche in presenza del mantenimento. La mancanza di supporto nel tempo non ha permesso al figlio di avere un percorso di vita qualitativamente diverso rispetto a quello che avrebbe potuto avere;
• La mancanza di supporto morale e materiale ai figli, così come l’allontanamento dalla famiglia e la creazione di un’altra famiglia;
• Il mancato riconoscimento della paternità, nei casi di consapevolezza del padre della procreazione;
• Quando dopo la separazione uno dei genitori inizia un rapporto extraconiugale, lasciando la casa di famiglia senza provvedere economicamente ai figli;
• La violazione del dovere di fedeltà che può portare al risarcimento dei danni anche senza l’addebito in sede di separazione;
• L’inadempimento delle condizioni di divorzio o separazione, l’ignorare i provvedimenti sull’affidamento definiti dal giudice o l’atteggiamento ostile della madre verso il padre;
Quantificazione del danno endofamiliare
Quantificare il danno endofamiliare è abbastanza difficoltoso e necessita di una valutazione secondo indici presuntivi ed affidandosi a nozioni di comune esperienza. Per quanto riguarda i danni lesivi del diritto al riconoscimento e al rapporto genitoriale, la lesione è risarcibile poiché è provato il danno alla salute, mentre il danno causato da lesione del rapporto parentale proveniente dall’inosservanza dei doveri genitoriali di cura e mantenimento, sarà quantificato applicando i valori presenti nelle tabelle del tribunale di Milano inerenti alla perdita del genitore.
La quantificazione del danno endofamiliare non può essere ridotta soltanto perché è passato tempo tra l’evento generatore della responsabilità civile e l’inizio dell’azione per il risarcimento dei danni, tenendo conto che la categoria di illecito influenza l’equilibrio psicologico della vittima.