Permessi di lavoro per donazioni di sangue: quando spettano e come richiederli

I lavoratori che donano il sangue hanno diritto ad avere un giorno di permesso dal lavoro? La risposta è sì, a patto che siano rispettate determinate condizioni. Come risaputo, ai dipendenti viene data l’opportunità di assentarsi dal posto di lavoro in particolari condizioni, potendo beneficiare di permessi retribuiti, come permessi studio, per lutto o appunto per le donazioni di sangue.

Di solito i diversi CCNL di riferimento vanno a disciplinare termini e condizioni per avere la possibilità di godere dei giorni di permesso, ma devono comunque rispettare le linee guida stabilite dal nostro ordinamento. Dunque, il CCNL non può derogare a ciò che viene riconosciuto dalle norme del diritto del lavoro. Ciò significa che il giorno di permesso, se sussistono le condizioni, deve sempre essere garantito al dipendente pubblico o privato che vuole donare il sangue.

Cos’è il permesso per la donazione di sangue

I permessi per la donazione di sangue rappresentano una forma di tutela riconosciuta ai lavoratori dipendenti che scelgono di compiere questo gesto volontario e gratuito. L’assenza dal lavoro motivata dalla donazione è retribuita dal datore di lavoro, che viene poi rimborsato dall’INPS, garantendo così un’agevolazione a costo zero per l’azienda.
L’obiettivo di questa disciplina è duplice: da un lato promuovere un atto di alto valore sociale, dall’altro assicurare la protezione dei diritti del lavoratore.

La materia è stata recentemente aggiornata da parte dell’INPS, con la Circolare n. 96 del 26 maggio 2025, che introduce importanti novità operative e contabili. Il documento chiarisce diversi aspetti applicativi e interviene anche sui casi di inidoneità temporanea alla donazione, fornendo indicazioni uniformi per la gestione dei permessi.

Tra i punti più significativi si segnalano:

  • l’introduzione di nuovi codici Uniemens;
  • l’obbligo di indicare il codice fiscale del centro trasfusionale;
  • la conferma del diritto al permesso retribuito anche per i lavoratori dichiarati temporaneamente non idonei alla donazione, seppur con specifiche limitazioni temporali.

Quali requisiti servono per richiedere il permesso

Per poter usufruire del giorno di permesso retribuito in occasione della donazione di sangue, è necessario che siano rispettate alcune condizioni specifiche.

In primo luogo, la quantità minima di sangue donato deve essere pari ad almeno 250 grammi. Inoltre, il prelievo deve avvenire esclusivamente presso un centro di raccolta riconosciuto dal Ministero della Salute, sia esso fisso o mobile.

Il lavoratore, prima di procedere con la donazione, è tenuto a comunicare preventivamente al datore di lavoro la data in cui intende effettuarla. Le modalità e i tempi del preavviso sono definiti dai rispettivi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL).

Dopo aver effettuato la donazione, il dipendente è tenuto a consegnare al datore di lavoro due documenti:

  1. una dichiarazione che certifichi l’avvenuta donazione e la sua natura gratuita, indicando inoltre le ore di permesso richieste e l’eventuale retribuzione percepita;
  2. un certificato medico rilasciato dalla struttura sanitaria competente, contenente la data e l’orario del prelievo, la quantità di sangue donata e i dati anagrafici del donatore.

Entrambi i documenti devono essere custoditi dal datore di lavoro per un periodo minimo di dieci anni, come previsto dalla normativa vigente. Un elemento di rilievo riguarda il numero massimo di permessi riconosciuti nell’arco dell’anno. Secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale del 3 marzo 2005, i donatori uomini possono effettuare fino a quattro donazioni di sangue intero all’anno, mentre le donatrici in età fertile possono donare al massimo due volte nell’anno solare.

Per quanto riguarda la donazione di plasma, il limite è più elevato e consente di effettuare fino a sei donazioni annuali. In ogni caso, tra una donazione e l’altra deve intercorrere un intervallo minimo di 90 giorni, a tutela della salute del donatore.

Come funziona l’indennità per il permesso di lavoro per la donazione di sangue

In caso di donazione di sangue, il lavoratore ha diritto a godere di 24 ore di riposo retribuito, che decorrono dal momento nel quale la persona si assenta dal lavoro o, in alternativa, dal momento in cui la donazione viene effettivamente eseguita.

Durante la giornata di permesso, il dipendente conserva l’intera retribuzione, anticipata dal datore di lavoro. Quest’ultimo potrà successivamente richiedere all’INPS il rimborso delle somme

È importante precisare che alcune categorie di datori di lavoro non possono accedere al rimborso INPS, come ad esempio quelli non soggetti all’obbligo di denuncia contributiva o gli artigiani che impiegano esclusivamente apprendisti.

La retribuzione per la giornata di permesso per donazione di sangue corrisponde a quella ordinaria che il lavoratore avrebbe ricevuto se avesse prestato la propria attività.
Sono comprese tutte le voci fisse e continuative della busta paga, come la paga base, l’indennità di contingenza, gli scatti di anzianità, superminimi e l’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR).

Restano invece escluse le voci variabili della retribuzione, quali lavoro straordinario, premi di produttività o altre indennità legate al rendimento.
Questa impostazione assicura una copertura economica equa, evitando al contempo possibili distorsioni retributive.

Dal punto di vista previdenziale, le somme erogate a titolo di permesso per donazione di sangue non sono soggette a contribuzione INPS, né da parte del datore di lavoro né del dipendente. Il periodo, però è coperto da contribuzione figurativa, con pieno valore ai fini della pensione. Sotto il profilo fiscale, tali importi concorrono alla formazione del reddito imponibile e sono pertanto soggetti a tassazione IRPEF.